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Scheda: Full Throttle

Full throttle

Introduzione:

Full Throttle è un’avventura grafica del 1995 realizzata dalla rinomata (e ormai “fuori produzione”, per non dire fallita) LucasArts, di cui abbiamo già parlato (e, credetemi, capiterà spessissimo in questi articoli sulle avventure grafiche) nei precedenti post. Il titolo in esame, sebbene sia alquanto “diverso” (e fra un po’ vedremo per quale ragione)  rispetto ad altri giochi a marchio LucasArts, sembra sia stato molto apprezzato dalla critica che, in alcuni casi, lo inserisce tra i capolavori videoludici; secondo altri, tuttavia, Full Throttle, per quanto interessante, sarebbe solo un gioco ben riuscito e nulla di più, che non si avvicina neanche minimamente ai livelli di giochi quali Monkey Island o Sam & Max. Successo più o meno elevato che sia, la critica è da considerarsi complessivamente favorevole.

Da notare che la realizzazione avvenne per mano di Tim Schafer, che condusse l’intero progetto, dando inoltre il suo contributo di designer e sceneggiatore. Inoltre, per chi non lo sapesse, la sua presenza fu preziosissima per la produzione dei primi due capitoli della saga di Monkey Island, il che è un’ottima garanzia che dimostra quanto possa aver contribuito la sua inventiva in un’avventura grafica del calibro di Full Throttle.

Trama:

Full Throttle possiede in verità una trama molto semplice e lineare, ma non per questo da sottovalutare, in quanto sarà capace di catturare la vostra attenzione ed il vostro interesse per tutto il gioco -anche se si tratta di davvero poche ore (6-7 circa, ma dipende molto dalla difficoltà riscontrata dal giocatore per alcuni enigmi che, se risolti in fretta, come molto spesso accade, abbassano notevolmente la durata a una manciata di ore, colmabili in due o tre sedute di gioco).

La storia inizia quando Ben, leader di una banda di motociclisti chiamata Polecat, in un mondo post-apocalittico (2040) in cui gli hovercraft vanno di moda, incrocia sulla sua strada, o, per essere più precisi, in un bar, Malcom Corley e Adrian Ripburger, rispettivamente presidente e vice-presidente dell’unica fabbrica di moto ancora in funzione nell’intero stato, la Corley Motors. Se il presidente Corley inizia a parlare e divertitrsi con i Polecat ricordando i suoi vecchi tempi da motociclista (nonostante gli sia stato distrutto l’ornamento della sua limousine dieci minuti prima e proprio dagli stessi Polecat!), Ripburger ha altri progetti per la testa, che, come si può ben intuire nel momento in cui viene inserito nella storia un vice-presidente, mira all’ottenimento della carica a lui superiore (detto in altre parole, vuole far fuori il suo capo), sperando al contempo di riuscire a passare alla produzione di vetture più “moderne” al posto delle solite e vecchie motociclette. Ciò che farà prima che finisca la sequenza video e che il giocatore possa dire la sua con l’ausilio del mouse, sarà di proporre a Ben di scortare la limousine fino all’assemblea degli azionisti. E, al rifiuto di quest’ultimo, lo farà colpire alle spalle dai suoi due scagnozzi, come solo un cattivo che non si sporca le mani sa fare.

Al prorpio risveglio il giocatore si ritroverà dentro un cassonetto della spazzatura e, ben presto, prima si renderà conto che gli hanno rubato le chiavi della moto e, dopo averle recuperate, avrà modo di rischiare la pelle, scoprendo che la sua stessa moto è stata sabotata: non male come inizio! Sarà una meccanica a salvare la vita del povero Ben e, in seguito, a riparargli persino la moto senza alcun compenso.

Full throttle maureen

Da qui in poi, a causa della estrema brevità della trama, mi è impossibile proseguire senza finire in grandi spoiler o addirittura svelare l’intero finale! Perchè gli avvenimenti saranno pochi ma sostanziosi e allo stesso tempo non mancheranno sequenze di gioco emozionanti.

Full Throttle inseguimento

Ripeto allora che, nel suo complesso, l’intera trama apparirà assai semplice, sbrigativa e, a tratti, banale; ma, nonostante ciò, la noia non dovrebbe mai cogliervi e Full Throttle, al contrario, lo ricorderete molto probabilmente come un bel gioco che chissà, in futuro, potreste pensare di rigiocare per gustarvelo ancora di più.

Aspetti tecnici:

Il gioco in questione, rispetto alle altre principali avventure grafiche prodotte dalla LucasArts, si differenzia in alcuni sostanziali punti:

1) La dose di umorismo tipico di punta e clicca dello stampo di Sam & Max (apice di demenzialità), caratteristica anche di altre innumerevoli avventure a cui i fan della LucasArts erano abituati, scompare quasi del tutto, sostituita da un concentrato di violenza che porterà il giocatore ad assistere a numerose morti nel corso della storia.

Full Throttle combattimento

2) Come in un videogioco di tutt’altro tipo, durante l’ultima parte dell’avventura, subito prima del finale, dovremo risolvere un paio di enigmi, peraltro alquanto difficili da risolvere, in un lasso di tempo limitato, che, se superato, condurrà alla morte e bisognerà ritentare tutto da capo.

3) Come per The Curse of Monkey Island, la precedente interfaccia grafica utilizzata per interagire (quella con i 9-12 comandi che facevano fondere il cervello e il mouse), è sostituita da un più comodo menù a forma di un teschio tatuato con una mano sulla sinistra e un piede sulla destra (comparirà tenendo premuto il tasto sinistro), in cui si potrà scegliere di esaminare, cliccando sugli occhi; di parlare, cliccando sulla bocca; di prendere oggetti, cliccando sulla mano; di calciare(!), cliccando sul piede. Premendo il tasto destro, sarà invece possibile aprire l’inventario (da notare tuttavia che non sarà invece possibile combinare gli oggetti tra loro, cosa che contribuisce a rendere il tutto più semplice e lineare).

Full Throttle tatuaggio

4) Ultimo ma forse più importante: Full Throttle non si presenta come il classico punta e clicca tradizionale, bensì è caratterizzato da molteplici sezioni arcade, comprendenti lotte tra motociclisti e scontri automobilistici (una parte davvero ostica). Per la prima volta dunque all’engine SCUMM, utilizzato per gestire le sezioni punta e clicca, viene affiancato l’engine INSANE, utilizzato per la gestione delle sezioni arcade.

Full Throttle Arcade

Tra le altre caratteristiche tecniche vanno notate anche l’ottimo sfruttamento della combinazione tra 2D e 3D e la presenza di animazioni di eccellente qualità (tenendo naturalmente a mente l’anno in cui è stato prodotto. Va inoltre ricordato che, almeno nella versione originale, il gioco è stato perfettamente doppiato da doppiatori professionisti e, anche in italiano, il doppiaggio non è per niente male (ma non sembra nemmeno di alto livello).

Per concludere va evidenziato quello che forse è il punto di maggiore forza dell’intero gioco: le musiche. Si tratta di brani di genere hard rock, prodotti da un gruppo ormai sciolto chiamato The Gone Jackals (diventando appunto famoso, anche se solo per pochissimo tempo, proprio con l’album usato per la realizzazione del gioco, Bone to Pick), che si inseriscono in maniera assolutamente perfetta all’interno di ogni situazione. La colonna sonora originale fu invece scritta da un compositore di fiducia della LucasArts: Peter McConnell.

Riferimenti e Easter Eggs:

A quanto pare anche per quanto riguarda gli easter egg la LucasArts non ha voluto mantenerne elevato il numero a cui ci si era abituati con altri dei suoi più famosi titoli. Naturalmente non hanno tuttavia potuto resistere alla tentazione di inserire alcuni riferimenti ad alcune delle loro opere più un altro paio di easter egg:

1) Quando parteciperemo al derby della Corley Motors, asssistendo alla presentazione della corsa e degli sfidanti, si potrà vedere George Lucas in persona con indosso una tuta marrone.

2) Per l’ennesima volta sarà possibile andare a caccia del coniglio Max della serie Sam & Max, come al solito nascosto nei posti più impensabili. Nel caso specifico troveremo la sua bella testa in un poster all’interno della sede del derby automobilistico.

3.1) Il camionista che ci condurrà aldilà del posto di blocco della polizia (Emmet), come avremo modo di notare in un paio di occasioni, ha tatuato sul braccio destro l’emblema imoperiale di Star Wars.

Full Throttle Emmet

3.2) Il motociclista grasso sulla moto rossa incontrabile per le vie della Vecchia Miniera ha un tatuaggio sulla fronte uguale a quello dei ribelli in Star Wars.

4)Parlando ad Emmet, il camionista seduto al bar che si divertirà a giocare al gioco del coltello (quello in cui bisogna infilzare un coltello negli spazi che ci sono tra le dita ma che alla fine termina in un lago di sangue), si avrà la possibilità di chiedergli di fare una partita (se così si può chiamare); ci verrà risposto che non possiamo… ma potremo richiederglielo. Una persona normale a questo punto continuerà per la sua strada dando prima qualche calcio a quello stupido pianoforte, mentre un buon conoscitore della LucasArts si renderà conto che, insistendo per una dozzina di volte o forse più, il camionista cederà il coltello per non essere più scocciato e avremo la possibilità di giocare a un simpatico minigioco in cui dovremo evitare di farci del male alle nostre povere dita!

Full Throttle gioco coltello

Oltre a questo scarso materiale rintracciabile in rete potrebbe esserci dell’altro, visto e considerato che è del tutto assente un sito ufficiale (come è naturale che sia per un gioco di questo di tipo e di questa durata) e la Full Throttle Wiki contiene solo 32 articoli, tra i quali non sono presenti easter egg. In altre parole, se qualcuno avesse osservato qualcosa di simile ad un riferimento o ad un easter egg e volesse condividerlo tramite commenti, sarebbe decisamente apprezzato.

Curiosità:

Per ben due volte, prima che la LucasArts chiudesse, fu tentato di produrre un seguito. Il primo tentativo, Full Throttle II: Payback, fallì dopo poco tempo. Nel secondo, invece, lo sviluppo di Full Throttle: Hell on Wheels arrivò talmente a buon punto che all’E3 del 2003 fu persino presentata una demo giocabile e su Internet circolavano già immagini del nuovo gioco; tuttavia il progetto fu abbondanato perchè non reputato sufficientemente buono per essere pubblicato.

Full Throttle: Hell on Wheels

Full Throttle: Hell on Wheels

Recensioni più importanti attribuite:

IGN: 8.9/10

Gamespot: 8.7/10

Adventure’s Planet: 73/100

Conclusioni:

Full Throttle in definitiva, anche se potreste non considerarlo un capolavoro, si rivela un gioco semplice ma memorabile che vi farà passare delle belle ore e che, molto probabilmente, in futuro vi porterà a ripensarci, finchè, pensando “Bel gioco, eppure non riesco proprio a ricordare cosa succedeva quando…”, vi ritroverete piacevolmente davanti al vostro monitor (speriamo uno più nuovo almeno!) a giocare ancora, come ai vecchi tempi.

Fonti:

Wikipedia

Eeggs.com

Le mie partite

Spero che l’articolo sia stato di vostro gradimento; non dimenticate di lasciare un commento e di seguirci tramite la nostra pagina Facebook.

Mystrer-K

skyrim

Sono tanti gli easter egg che può contenere un videogioco dall’ampia giocabilità ed esplorabilità come Skyrim, l’ultimo gioiello della serie The Elder Scrolls a marchio Bethesda; sarebbe quindi assai noioso e futile riportarli tutti, così come sono presenti sul sito ufficiale dell’intera saga, e si rivelerebbe inoltre un compito davvero lungo approfondirli. Ho così deciso di selezionarne ed esaminarne solo una parte e, in particolar modo, quella inerente fiabe, miti e leggende (se il titolo non fosse stato sufficientemente chiaro), escludendo tutti quei riferimenti a film, fatti storici, serie televisive, videogiochi o agli altri titoli Bethesda. Conclusa la solita noiosissima introduzione, direi che possiamo cominciare…

La leggenda del cavaliere senza testa:

Sin dal Medioevo in tutta l‘Europa si diffuse una leggenda, o meglio, se ne diffusero molte, ma tutte quante, ciascuna con le sue differenti sfumature, sembrano derivare da un’unica, particolare leggenda: quella del cavaliere senza testa… Non si sa con precisione da dove sia nata, eppure è radicata in moltissimi paesi dell’Europa e persino in alcune zone dell’America. Cercando un po’ su Internet è possibile trovare moltissime storie relative al fantomatico cavaliere senza testa; alcune di queste parlano di un uomo morto in battaglia (i periodi storici sono completamente diversi tra loro) a cui era stato mozzato il capo durante un combattimento, altre non sembrano accennare alla sua storia o di come abbia perso la testa (si sarà innamorato?); in alcuni casi si fa riferimento ad un morto tornato in vita per vendicarsi, in altri si dice che sia un protettore o che avvisi i cacciatori di evitare di uscire il giorno successivo per non cadere vittime di incidenti, inoltre a volte viene riconosciuto come spirito o fantasma. La stragrande maggioranza di tali leggende concorda tuttavia sul fatto che tale uomo indossi un’armatura (pertanto è un cavaliere) e che sia in groppa al cavallo (per alcuni nero, per altri grigio); le varianti più bizzarre sembrano comunque essere quelle celtiche: in una si parla di una carrozza al posto di un cavallo, in un’altra si afferma che perfino al cavallo manca la testa (l’avevo detto che a caval donato non si può guardare in bocca!), infine un’altra ancora non menziona un cavaliere, bensì una fata che, tra l’altro, può uccidere le persone semplicemente chiamandole per nome!

Da tutte queste leggende folcloristiche ( delle quali, per chi volesse saperne di più e se la cavesse con l’inglese, consiglio di dare una lettura all’apposita pagina di Wikipedia) nacque nel 1819 il racconto La leggenda della valle addormentata di Washington Irving.

cavaliere senza testa

E sembra proprio che i programmatori della Bethesda si siano ispirati proprio all’opera di Washington Irving quando hanno inserito all’interno di Skyrim l’easter egg del cavaliere senza testa. Infatti, camminando di notte per le strade, sarà possibile incontrare un fantasma senza testa che indossa un’armatura, porta con sè un’ascia e cavalca un cavallo che, come lo stesso cavaliere, si presenta sotto l’incorporeo aspetto di un fantasma. Seguendo questo simpatico individuo, verremo condotti ad un’antica rovina nordica; tra gli oggetti che potremo trovare c’è anche un teschio che non può essere raccolto… che sia la testa mancante?

Skyrim cavaliere senza testa

La leggenda di Re Artù:

Sono molte le storie e i miti che ruotano attorno alla figura di Re Artù, personaggio principale delle vicende del Ciclo bretone sulla cui identità è tutt’oggi aperto un dibattito sulla sua reale esistenza nel corso della storia o su un’ ipotetica ispirazione ad un personagio realmente esistito. Comunque siano andate veramente le cose, si sa per certo che Artù è stato considerato fin dalle più antiche tradizioni una uomo “legg”… non vi muovete… “endario”! Penso che tutti ne abbiano sentito quantomeno parlare o lo abbiano studiato oppure ancore abbiano visto film incentrati su di lui; quanti di voi, ad esempio, hanno presente la mitica spada di nome “Excalibur“? E quanti invece si ricordano della “Dama del lago“?

Ebbene chiunque abbia esplorato decentemente Skyrim e conosca anche solo minimamente la leggenda di Re Artù, Excalibur e la Dama del Lago, allora deve necessariamente essersi accorto di questi tre easter egg:

1)Di fronte ad una caverna appartenente al Cumulo del Ribelle si può trovare una pila di rocce e, in cime all’ultima, è conficcata una spada. L’intero scenario, che rimanda ad una versione della storia di Artù in cui solo il “vero re” avrebbe potuto estrarre la spada, si completa con un mucchio di scheletri cosparsi di sangue, che simboleggiano tutti coloro che, nel tentativo di estrarre la “spada nella roccia”, morirono. Sarà un po’ deludente scoprire che, prendendo la spada, quest’ultima non avrà nulla di speciale essendo una comunissima spada di acciaio.

Skyrim spada nella roccia

2)Un’altra versione della storia afferma che Excalibur pervenne ad Artù tramite la Dama del Lago, che uscì la propria mano fuori dallo stesso lago per donargliela. Poco lontano da Whiterun c’è un laghetto in cui, dal centro, sbuca una mano scheletrica che regge una spada comune la cui fattura cambierà in base al nostro livello (anche questa un’amara delusione).

Skyrim spada del lago

3)A ovest di Riverwood, nel mezzo di un laghetto, è situata la Pietra della Dama: un altro riferimento alla Dama del lago.

Il pifferaio magico:

Il pifferaio di Hamelin, più conosciuto come “Il Pifferaio Magico“, è una fiaba tradizionale tedesca, risalente circa al XIII secolo. Tale fiaba, trascritta negli anni da molti scrittori, tra cui si ricordano i fratelli Grimm, spiegata molto brevemente, racconta di un pifferaio che, con l’ausilio della sua musica, allontana i ratti della città di Hamelin (Bassa Sassonia), fino a farli annegare in un fiume. Finito il compito per il quale era stato assoldato, il pifferaio non viene tuttavia pagato dai cittadini. Il musicista decide così di vendicarsi attirando, sempre suonando il suo piffero, tutti i bambini della città, che, nonostante le ricerche degli abitanti, non furono mai più ritrovati…

Le origini di questa inquietante fiaba sono ancora incerte, sembra tuttavia essere stato appurato che essa tragga origine da un evento realmente accaduto, di cui si ha testimonianza proprio nella vetrata della chiesa di Hamelin (in cui vengono raffigurati dei bambini vestiti di bianco accanto al misterioso Pifferaio); inoltre molto probabilmente l’elemento dei ratti è stato aggiunto solo alcuni secoli dopo, in altre parole si è propensi a credere che ad Hamelin sia successo qualche grave incidente ai bambini… (per maggiori informazioni vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Pifferaio_magico).

Pifferaio_di_Hamelin

Skyrim prevede una missione, chiamata “Bevande Annacquate“, ottenibile dopo il completamento della quest “Forte e chiaro” della gilda dei ladri, in cui Brynjolf ci dirà di parlare con Maven Rovo Nero e, risparmiandovi tutti i noiosissimi particolari della missione, verremo a sapere che la “Distilleria di Honningbrew” è stata infestata dai ratti e che il nostro compito è proprio quello di “disinfestare” il posto. Procedendo nella missione, incontreremo un bizzarro (nonchè estremamente forte) nemico di nome “Hamelyn”; in aggiunta a questo potremo anche leggere il suo diario, in cui verremo a conoscenza del suo piano: creare un esercito di Skeever (che nel gioco sarebbero i ratti per chi non lo sapesse)… Che dire, credo proprio che si tratti di un easter egg bello e buono!

skyrim hamelyn

 Tre capre e un troll:

Three Billy Goats Gruff (questo il titolo inglese, tra l’altro assai difficile da rendere in italiano) è una fiaba nordica, in particolar modo norvegese, a cui i programmatori Bethesda avevano già in passato dedicato un simpatico easter egg ( in Oblivion). La fiaba delle tre capre narra di tre capre (chi lo avrebbe ma i detto!) che, avendo finito l’erba da brucare, decidono di oltrepassare il fiume che le divide da un altro tratto di succulenta erba; è tuttavia risaputo che un troll si sia nascosto sotto il ponte e che sbuchi all’improvviso mangiando tutto ciò che gli si para davanti. Le tre capre non si scoraggiano e, una ad una, oltrepassano il ponticello: la prima, vedendo saltare fuori il troll, gli consiglia di essere saggio e di aspettare, poichè la capra che l’avrebbe seguita era di fatto molto più grassa; poi, come in tutte le fiabe, per riempire più spazio possibile senza impegnarsi troppo, si presentò la stessa identica scena con la seconda capra; quando fu il turno dell’ultima, infine, questa si rivelò davvero molto più grassa e robusta, così tanto che con un colpo atterrò il troll facendolo precipitare dal ponte.

Suppongo che questa macabra storiella sia l'ideale per terrorizzare i bambini!

Suppongo che questa macabra storiella sia l’ideale per terrorizzare i bambini!

Spostandosi verso sud, partendo da Markarth, in Skyrim naturalmente, è presente un ponte (potrete capire dove si trova guardando questo video) in cui, oltrepassandolo per la prima volta, vedrete due capre correre e ricongiungersi ad una terza, venuta direttamente da sotto il ponte. Scendendo noterete niente di meno che un troll morto!

Eppure... cadenso non sarebbe mai potuto finire in quel punto... che la sadica capra uscita da sotto il ponte si sia divertita a colpire nuovamente il cadavere del malcapitato troll?

Eppure… cadendo non sarebbe mai potuto finire in quel punto… che la sadica capra uscita da sotto il ponte si sia divertita a colpire nuovamente il cadavere del malcapitato troll?

 Altri riferimenti:

1)All’interno di Blackreach, negli Alloggi della guerra, si trova una stanza con sette piccoli letti disposti in cerchio attorno ad una lanterna e, dal lato opposto, c’è un’altra camera da letto, stavolta per una persona e con un letto molto più grande. Biancaneve e i sette nani vi dice nulla…?

2)Durante la quest “Nella mente di un pazzo” avrete la possibilità di conoscere Sheogorath, il principe daedrico della pazzia, intento a bere del tè nel mezzo di una foresta, un chiaro riferimento ad Alice nel Paese delle Meraviglie.

Skyrim alice in wonderland

3)La località “Hrothgar Alto” prende il nome dal re danese Hrothgar che si pensa sia vissuto nel VI secolo e a cui fu dedicato il poema epico Beowulf, che tratta delle imprese di un eroe nordico (Beowulf appunto), anch’egli probabilmente realmente esistito (per maggiori dettagli si veda http://it.wikipedia.org/wiki/Beowulf).

Mi auguro che l’articolo abbia raggiunto lo scopo prefissato, cioè quello di approfondire ed esporre in maniera più organica e precisa un cumulo di informazioni rintracciabili in rete, sparse, spesso vaghe e, talvolta, persino sbagliate (e vi assicuro che non è facile scovare e correggere certi errori, così tanto che potrebbero essercene rimasti e, pertanto, qualunque correzione vogliate fare tramite commenti sarà ben gradita). Spero quindi di avervi interessati e non annoiati (se pensate che io abbia divagato troppo, fatemi sapere anche questo).

Rinnovo quindi il mio invito a commentare e a seguirci sulla nostra pagina Facebook.

Myster-K

Eraserhead- La mente che cancella

Salve a tutti i lettori, per cominciare la nostra nuova rubrica riguardante il cinema, ho scelto di cominciare con un film che fin dalla sua uscita è avvolto da un aura di mistero, sto parlando di “Eraserhead”.

locandina

Questo film è il primo lungometraggio del grande regista statunitense David Lynch ed è stato distribuito nel 1977. Inizialmente il film rischiò addirittura di non essere distribuito, ma col tempo è diventato un cult del circuito underground e non.

TRAMA

La trama è estremamente difficile da comprendere, perchè piena di scene particolarmente macabre e di dialoghi che saranno sensati solo dopo attente analisi.  Nonostante ciò riporterò la trama da Wikipedia.

Henry Spencer è un tipografo che vive in una squallida società. Un giorno, rientrando a casa, la vicina lo informa della chiamata della sua fidanzata, Mary, che lo invita a cenare a casa sua. Henry, arrivato a casa della ragazza, conosce i suoi strambi genitori. La cena è a base di pollo arrosto: mentre Henry cerca di tagliarlo, questo comincia a sanguinare e a muovere gli arti inferiori, dopo di che la madre di Mary ha un attacco cardiaco. Ripresasi dopo qualche attimo, la signora, prende in disparte Henry chiedendogli se ha fatto l’amore con Mary; alla risposta affermativa del ragazzo, la signora gli rivela che Mary ha partorito un feto. Dopo qualche mese, il mostruoso essere viene portato a casa di Henry, nel frattempo sposatosi con Mary, che però una notte, stanca di sentire le urla del figlio, se ne va; Henry ha allora la visione di una donna con delle malformazioni alle guance, che balla schiacciando dei mostriciattoli simili a girini. In seguito Henry scopre che suo figlio è malato, quindi arriva la vicina e copulano; dopo l’amplesso, Henry sprofonda nel letto e incontra la cantante dalle guance malformate che canta In Heaven, poi la sua testa si stacca dal corpo e viene ritrovata da un bambino che la porta in una fabbrica, dove usano il cervello per farne una gomma per cancellare. Quando Henry si sveglia da questo incubo trova il figlio moribondo, lo sventra e lo lascia morire lentamente, poi, in uno spazio bianco, incontra di nuovo la cantante dalle guance deformate, si abbracciano, e quindi cala il buio.

ANALISI

Il film potrebbe sembrare senza senso e un semplice horror al primo impatto, ma in realtà nasconde un significato ben più profondo. Tutto il film è una metafora della paura del protagonista per la paternità e più in generale per la vita coniugale.

Tutti i personaggi del film rappresentano le paure e i desideri del protagonista: il bambino, (è difficile chiamarlo così), è rappresentato come una sorta di mostro, perchè condensa la paura del protagonista per la paternità. La sua forma orribile e il suo incessante lamento sono ciò che tiene il protagonista inchiodato alla famiglia.

Col tempo sono nate una serie di leggende che non sono state nè confermate e nè smentite da Lynch: secondo alcuni il bambino sarebbe stato ottenuto da un feto di mucca, mentre per altri è stato usato un coniglio scuoiato.

La ragazza che invece canta nel termosifone (si, ho detto termosifone) rappresenta probabilmente la sua voglia di evadere dalla realtà.

Anche la canzone che canta è maledettamente spaventosa. Vi sconsiglio il video se siete facilmente impressionabili.

Il film era uno dei preferiti di Kubrick, che durante le riprese di Shining, lo fece vedere più volte agli attori durante le riprese.

Spero che l’ articolo vi sia piaciuto e che vi abbia invogliato a vederlo.

Myster-Z

 

 

 

 

Innesti alieni: Roger Leir

Per continuare la rubrica ufologica, oggi vi propongo una curiosa storia che forse farà ricredere alcuni di voi riguardo il fenomeno degli UFO: il caso di Roger Leir.
Roger Leir

Roger Leir

Roger Leir (1934 – March 14, 2014) fu un podologo, che solo dal 2008 iniziò ad occuparsi di ufologia, non per passione ma perchè si trovò, suo malgrado, in circostanze a dir poco bizzarre.
Questa rocambolesca avventura ebbe inizio nel 2008, quando operò un suo paziente, al quale, nel secondo dito del piede sinistro, fu ritrovato un corpo estraneo di origine sconosciuta. Rimosso chirurgicamente, si scoprì che l’oggetto emetteva una frequenza radio di 14.74850 Mhz e irraggiava anche RF nella banda ELF delle micro onde. Analizzato al microscopio, ai raggi X, con la spettrografia e per mezzo del ratio nichel/ferro, si potè evidenziare un’origine meteorica dell’impianto, sostenuta altresì dalla rarità sulla terra di numerosi  elementi scovati all’interno (iridio, palladio,torio, uranio, rodio, ittrio, samario, rubidio, neodynium, dysposium, etc…). Gli impianti estratti furono affidati a diversi laboratori come il Los Alamos National Lab., il New Mexico Tech e l’Università di California a San Diego.
images 2Fin qui, la parte ufficiale, cioè corroborata da varie prove e relativamente accettata, nonostante gli scettici più intransigenti non ne siano convinti. Da ora in poi la certezza calerà, ma bisogna ricordare che, in ogni caso, il dott. Roger apparve sempre in tv e in numerosi talk show a “metterci la faccia” e a difendere (con filmati e foto) le proprie affermazioni.
Leir raccontò che gli scienziati altamente qualificati che analizzarono questi innesti non riuscirono a spiegare le anomalie che essi presentavano nelle loro strutture biologiche e metallurgiche.
“Questi oggetti sfidano ogni spiegazione scientifica perché presentano dei ratio isotopici che non si trovano sulla Terra”
Un’altra particolarità sorprendente: la membrana che circondava gli oggetti trovati era composta da una sostanza perfettamente accettata dal corpo dei pazienti. “In effetti, se la medicina riuscisse a fare la stessa cosa, non avremmo più problemi di rigetto con i trapianti”.
Gli scettici possono soprattutto contare sulle affermazioni dell’investigatore “antiufologico” Joe Nickell, secondo il quale, i presunti impianti sembrerebbero essere oggetti ordinari come  scheggie di vetro o frammenti di metallo penetrati all’interno di braccia o gambe a seguito di cadute o di camminate a piedi nudi. Nickell, inoltre, ha asserito che il socio di Leir, Derrel Sims, rifiutò di collaborare quando gli venne chiesto di fornire a un istituto medico legale campioni o foto per le analisi.
Appare evidente, però,che le testimonianze di Joe Nickell devono essere considerate al pari di quelle del dottor. Roger.
Sicuramente, nell’eterno scontro tra scettici e “ufo-credenti” (conio questa parola per evitare di usare una paronomasia), vince l’incertezza: ci sono poche prove inattacabili, molte indiziarie (che non possono costituire dei fatti, ma che dovrebbero favorire una ricerca più approfondita ed essere prese in cosiderazione) e non è facile giungere ad una conclusione ben precisa. Bisogna, tuttavia, considerare chi è Roger Leir, cosa ha fatto* e che spesso, nonostante le analisi vengano effettuate da laboratori qualificati, i risultati non sono pubblicati  dagli  stessi, o per paura dell’opinione pubblica e della comunità scientifica o per altri comprensibili motivi.
*A tal proposito leggete qua. Alcune cose sono già state dette, ma le ripropongo per offrirne un quadro generale:
Insieme al  suo team eseguì quindici interventi chirurgici su presunti addotti. Ciò comportò la rimozione di sedici oggetti separati e distinti, sospetti impianti alieni. Questi furono scientificamente studiati da alcuni dei più prestigiosi laboratori in tutto il mondo tra cui Los Alamos National Labs, New Mexico Tech, Seal Laboratories, Southwest Labs, l’Università di Toronto, York University e la University of California a San Diego. I loro risultati furono sconcertanti. Inoltre alcuni dei test mostrarono anomalie metallurgici come le combinazioni di materiali cristallini misti a metalli comuni, la crescita di tessuto biologico all’interno o all’esterno di sostanze metalliche,  i rapporti isotopici estranei alla Terra.  Nel 2003 il Dr. Leir lavorò con  il National Institute  Discovery Science (NIDS) su uno studio del DNA pertinente alle prove raccolte in un famoso caso di aduction in California. Partecipò ad una conferenza stampa internazionale tenutasi presso il National Press Club di Washington DC.

  Egli detenne, inoltre, i gradi accademici di Doctor of Podiatric Medicina, Corso di laurea, e di Associate in Arts.

Il dottor. Leir era Board Certified nelle seguenti schede:

  • Il Collegio Nazionale di Chirurgia del piede
  • Il Consiglio di Podiatric Medicine dello Sport Americano
  • Il Consiglio di chirurgia del piede americano
  • L’American Society circolatory e la Society for Non-Invasive Vascular Technology.

Fu un oratore internazionale e presentò il suo materiale in occasione di conferenze nel Regno Unito, Brasile, Turchia, Giappone, Australia, Francia, Canada, Perù, Messico, Italia, San Marino, per un totale di 42 paesi negli ultimi 7 anni. Fu uno dei pochissimi ricercatori nel campo dell’ufologia ad essere stato invitato a presentare i suoi risultati ad una riunione della Society for Scientific Exploration a Parigi, Francia.

Apparve anche su una vasta gamma di radio e programmi televisivi tra cui, The Orlando Jones Show, The Bronx Bunny Show, KTLA News, Fox News, The Prime Time Conferma NBC Special, Beyond Bazaar, Coast to Coast con Art Bell e George Noorey, Dreamland, con Art Bell e Whitley Strieber, The Bob e ZOH Hieronimus Spettacoli.  Era un oratore invitato alla divisione europea della Society for Scientific Exploration a Parigi ( http://www.scientificexploration.org/journal/)


Fonte: Wikipedia, Scalpel Alien, Mystery Network (forum pubblico con la partecipazione del CUN)

Monkey 2 Titolo

Introduzione:

Il secondo capitolo della serie di videogiochi per computer prodotta dalla celebre casa di produzione LucasArts, Monkey Island come è ovvio, è probabilmente il più conosciuto, il più famoso e (opinione personale per la quale preferirei non esssere squartato e dato in pasto ai pesci) il più divertente. Il titolo fu realizzato da Ron Gilbert, già autore del precedente nonchè primo episodio ,The Secret of Monkey Island, a un anno di distanza da quest’ultimo, cioè nel 1991; tale autore è da alcuni ritenuto come la colonna portante delle idee e dell’aspetto umoristico che contraddistingue, per l’appunto, i primi due giochi della serie: se infatti non sono da disprezzare The curse of Monkey Island e Escape from Monkey Island, è anche vero che si percepisce la mancanza di qualcosa proprio in questi titoli. Va comunque ricordato che, alla realizzazione del gioco di cui tratteremo in questo articolo, parteciparono anche due altri importanti produttori LucasArts: Tim Schafer e Dave Grossman (da ricordare in seguito rispettivamente per Maniac Mansion: Day of the Tentacle e Grim Fandango).

Reperibilità:

Così come altri titoli LucasArts, il gioco può essere scaricato gratuitamente online (esistono molti siti in cui potrete farlo, ma il più affidabile dovrebbe essere http://scummvm.org/games/) per SCUMMVM, un software di grande importanza che permette di leggere moltissime avventure grafiche del periodo (scaricabile anche per Android); le versioni rintracciabili sono molte, a seconda che voi vogliate usare la versione originale, l’audio, la grafica rinnovata e altro ancora. In alternativa, è uscita relativamente di recente la Monkey Island Special Edition, che consente di giocare ai primi due capitoli della serie sia in versione originale, sia in una nuova versione decisamente rinnovata e modernizzata.

Trama:

Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge, così come per gli altri episodi, è diviso in capitoli, nel caso specifico 4. Il gioco inizia con il già conosciuto Guybrush Threepwood alle prese con un dirupo, appeso ad una corda e con un non poco leggero tesoro da trasportare (mica male come inizio!). Il nostro eroe (non sono del tutto sicuro che si possa proprio chiamare così) viene subito raggiunto da Elaine Marley, la donna conquistata dal nostro protagonista (sì, questo gli si addice sicuramente di più) nel predecessore del titolo in argomento, che gli chiede, con poco tatto aggiungerei, di raccontare la storia a lui capitata fin dall’inizio. Siamo così immersi, attraverso un lungo (in realtà dipende dalle ore di gioco) flashback, nel cuore della vicenda, ma procediamo per ordine…

Parte 1: L’embargo di Largo

Monkey 2 embargo largo

Ci troviamo ad assistere ad un allegro e ambizioso Guybrush che racconta ad un paio di squallidi pirati le sue gesta con cui ha sconfitto LeChuck, il non-morto che gli causò non pochi problemi in passato. Il temibile pirata (epiteto attribuitosi lo stesso Guybrush fin dagli albori della sua carriera) può inoltre vantarsi di un immenso tesoro, che non manca di mettere in mostra di fronte ai malfamati pirati di Scabb, un’isola sperduta e priva di leggi. Bene, siamo ricchi… allora perchè dobbiamo cercare Big Whoop, il più conosciuto e ricercato tesoro di tutti i mari? Si possono dare a questo punto più risposte:

1)Era il nostro obiettivo fin dal primo capitolo di Monkey Island

2)Un pirata che si rispetti deve fare di tutto per possederlo

3)Ci da qualcosa da fare durante le nostre disavventure

4)Non è vero che siamo ricchi perchè Largo LaGrande, un teppista ex braccio destro di LeChuck, si beffa del nostro assai debole personaggio, finendo per derubarci – si noti allora come questa figura sia forse l’unica vera autorità del luogo (un politico?).

Con soltanto i soli vestiti addosso (o quanto meno spero che il giocatore li abbia) dovremo quindi riempire il nostro inventario senza fondo con qualunque cosa ci capiti di incontrare, per ottenere degli ingredienti da consegnare alla Signora Voodoo (il nome vi sembra familiare? allora si tratta di un Deja-Voodoo!) per fabbricare una bambola Voodoo, che ci servirà per scacciare il nostro migliore amico Largo LaGrande, eliminando così l’embargo da lui imposto e potendo così salpare con una nave da noleggio.

Tutto qui? Oh, già! Dimenticavo! Il nostro protagonista penserà bene di farsi rubare da LaGrande anche il suo trofeo di guerra: la barba ancora viva di LeChuck, ultimo ingrediente necessario per poter resuscitare quest’utlimo!

Parte 2: I quattro pezzi di mappa

Monkey 2 quattro pezzi

Iniziamo dunque quello che è il blocco di gioco più lungo ed impegnativo. Liberi di andare dove ci pare e piace (solo tre misere isole), il nostro nuovo compito sarà quello di trovare Big Whoop, ottenendo i quattro pezzi di mappa divisi dagli altrettanti pirati della ciurma di Horatio Torquemada Marley, tutti uccisi da LeChuck…

L’impresa sarà tutt’altro che facile: biognerà spostarsi da un’isola all’altra frequentemente e risolvere i più stravaganti e deficienti enigmi o situazioni (gara di sputi, fuga dalla prigione di Phatt Island, ruota della lotteria ecc.).

Al termine delle nostre fatiche erculee (esclusi coloro che si divertono a concludere il gioco con le soluzioni), non dovremo farci trasportare dall’entusiasmo, bensì da una compagnia che vende accessori e animali malefici allo stesso LeChuck, per infiltrarci nella sua fortezza labirintica, con lo scopo di salvare Wally, il piccolo cartografo, indispensabile per individuare l’isola disegnata sulla mappa, e che ritroveremo all’inizio di Curse of Monkey Island.

Parte 3: La fortezza di LeChuck

Monkey 2 Fortezza

All’interno della fortezza suddetta, basterà risolvere un enigma un po’ confusionario, per ritrovarsi legati con Wally e condannati a perire per causa di un cognegno tanto diabolico quanto stupido, da cui ci si salverà sputando qua e là!

Al temibile pirata Guybrush Threepwood attenderà poi un lungo viaggio in volo- dovuto ad un’esplosione di dinamite nella stanza in cui si trovava- che si concluderà con l’arrivo sull’isola di Dinky.

Parte 4: L’isola di Dinky

Monkey 2 Isola dinky

L’isola si rivelerà subito divisa nella spiaggia e in una foresta, ancora più labirintica della fortezza di LeChuck. Alla spiaggia saremo lietamente accolti da un vecchio saggio che si dice essere un filosofo, Herman Toothrot, e da un pappagallo, assai più utile, che, dietro ricompensa di cracker, ci indicherà la strada per giungere al leggendario Big Whoop!

Sarà dunque necessario scavare una fossa e, non appena toccato dal cemento (non chiedetemi perchè), farlo saltare in aria con della dinamite.

Potremo così raggiungere l’agoniato tesoro, ma appena raggiunto… il terreno crollerà ai nostri piedi, lasciandoci penzolanti ad un sottile filo legato alla sommità del buco da cui siamo entrati.

Solo tre giorni dopo si presenterà Elaine e saremo obbligati a raccontare la nostra fantastica storia. Bene, adesso potremo almeno essere salvati e godere del meritato bottino, basta tendere una mano… la corda si spezza… d’oh!

Precipitiamo nell’abisso e ci ritroviamo in una serie di curiosi, e allo stesso tempo familiari, tunnel, quando chi ci compare davanti se non LeChuck in carne (marcia) e ossa (rotte)? Come un pirata che ha frequentato i migliori corsi di spavalderia per professionisti, ci si para davanti e ci mostra la sua nuova bambolina Voodoo, che non esita a usare per torturarci e per… spedirci in un’altra dimensione!

Monkey 2 I sola Dinky

Fortuna che la bambolina non funzionava bene e che, al posto dell’altra dimensione, ci ha spediti dritti dentro il corridoio accanto! Questa parte finale del gioco continuerà così: dovremo continuamente scappare di stanza in stanza, raccogliendo e combinando gli oggetti, in modo da costruire un’ulteriore bambola Voodoo per sconfiggere il nemico. Nel frattempo saremo inseguiti da LeChuck, che comparirà in maniera casuale di fronte ai nostri occhi.

Non mancheranno inoltre le sorprendenti sorprese sorpresose (non vi preoccupate non ho intenzione di fare spoiler) che culmineranno con un inquietante e misterioso finale, di cui molto probabilmente parleremo in un futuro articolo, vista la sua rilevanza.

Aspetti tecnici:

Il gioco entrò in commercio su floppy disk in grafica VGA a 32 colori per Macintosh e Amiga (sarà il terzo capitolo della saga a essere per la prima volta leggibile da Windows). Il motore audio per la prima volta utilizzato fu iMuse e tutte le musiche inserite furono in formato MIDI; i dialoghi, invece, non furono mai doppiati in nessuna lingua (anche qui si comincia con The Curse of Monkey Island). Nel complesso, le musiche sembrano ben scelte ed appropriate ai paesaggi e alle situazioni cui ci si imbatterà, se non si tiene conto di alcuni rarissimi punti in cui la musica, fino al cambio di scenario o all’esecuzione di una determinata azione, cesseranno. La grafica si rivela più elaborata di The Secret of Monkey Island- nonostante sia intercorso solo un anno di disatnza tra i due- e decisamente più gradevole e mai eccessivamente statica.

Per ciò che concerne il gameplay, viene usato ancora una volta il motore SCUMM, che permette di sfruttare a pieno i soli 10-15 Mhz di CPU (all’epoca). Come è ben noto (e se state leggendo questo articolo mi aspetto che siate preparati e abbiate studiato), la maggior parte dei videogiochi realizzati con SCUMM- questo incluso- utilizzarono una barra posta in basso per permettere al giocatore di interagire con gli oggetti ed i personaggi, mettendo a disposizione un numero di comandi variabile ma scomodamente alto; in particolar modo il nostro gioco in questione fa uso della bellezza di 9 comandi!

Questo titolo, forse ancora più degli altri, si dimostra all’altezza della saga e, com’è ovvio, ciò non poteva che essere conseguenza di una grande difficoltà (a mio avviso perlopiù positiva), che si esprime con il proseguimento del gioco tramite azioni demenziali e difficili da comprendere. Il gioco può risultare così complicato agli occhi di una persona sana di mente che non conosce la follia dei produttori, che Ron Gilbert decise di concedere al giocatore la possibilità di finire il gioco privandolo di alcuni enigmi e, in parole povere, semplificandogli il tutto (tradizione ripresa anche in seguito), introducendo la modalità facile.

Luoghi:

1)Scabb Island (Woodtick, la spiaggia, la palude, il cimitero, la penisola)

2)Booty Island (Cittadina di Booty, villa del governatore, il grande albero, la scogliera)

3)Phatt Island (Città di Phatt, la villa del dittatore, la cascata, il cottage)

4)La fortezza di LeChuck

5)Dinky Island

6)Il tunnel

Personaggi:

Principali:

1)Guybrush Threepwood, il temibile pirata che sconfisse LeChuck

2)LeChuck, il temibile pirata che fu sconfitto da Guybrush

3)Elaine Marley, governatrice di Booty Island amata da Guybrush

Secondari:

1)Largo Lagrande, braccio destro di LeChuck che si diverte a terrorizzare l’isola di Scabb

2)Capitano Dread, l’uomo da cui bisognerà noleggiare la nave

3)Governatore di Phatt Island, un uomo decisamente e disgustosamente grasso (da cui potrebbe derivare il nome dell’isola: Phatt si dovrebbe pronunciare come Fat, cioè grasso in lingua inglese) che, per arricchirsi, non esiterà a complottare con LeChuck e a mettere il nostro protagonista in prigione!

4)Wally, un cartografo abile ma fifone (si beccherà qualche sputo, se ci prendete gusto…)

5)Lady Voodoo, ho già bruciato la freddura (altro gioco commuovente di parole), perciò… che dire? Ah, sì! E’ un personaggio ricorrente nei quattro capitoli della serie oltre a…

6)Stan, un personaggio davvero spassoso che, anche questa volta (nel primo con una nave), tenterà di vendervi una bara. Sarà divertente quando gli chiederemo di mostrarci la sua comodità e, non appena lui esaudirà la richiesta, lo chiuderemo dentro con i chiodi. Ma sarà ancora più divertente vederlo sbucare proprio da una bara nel gioco successivo.

7)Herman Toothrot, il su citato vecchio dell’isola di Dinky che asserisce di insegnare filosofia ad un numero di studenti pari a zero (probabilmente l’esito non sarebbe stato più felice neanche al di fuori dell’isola!). Per quanto inutile, si rivelerà importante in Fuga da Monkey Island.

Monkey 2 scorciatoia

Altri (approssimativi):

1)Uomini di basso morale (Scabb Island), presenti già nel primo Monkey Island (prendono in giro Guybrush per la sua ingenuità)

2)Il falegname (Scabb Island)

3)Marty il pazzo (Scabb Island), gestisce una lavanderia ed è caratterizzato da un comico senso dell’udito (quasi del tutto inesistente)

4)Il barista (Scabb Island)

5)Jojo (Scabb Island), una cara scimmietta

6)Il cuoco (Scabb Island), licenziato grazie al nostro sano (forse non proprio) intervento

7)Negoziante (Booty Island)

8)Vecchio sordo (Booty Island)

9)Venditore di costumi (Booty Island)

10)Organizzatore della gara di sputi (Booty Island)

11)Guybrush (Booty Island), un vecchio cane dal nostro stesso nome, donatogli da Elaine perchè stupido come l’uomo che l’aveva lasciata

12)Il cuoco (Booty Island)

13)Contadino (Booty Island)

14)Guardia (Phatt Island)

15)Uomini della lotteria di Phatt island (Phatt Island, ma davvero?)

16)Pescatore (Phatt Island)

17)Bibliotecaria (Phatt Island)

18)Rum Roger Junior (Phatt Island), figlio del pirata Rum Roger Senior. Ci sfiderà a duello con il rum prodotto nella vasca in cui giace lo sceletro di suo padre.

19)Polly (Isola di Dinky), il classico pappagallo rompiscatole

20, 21, 22, 23) Horatio Torquemada Marley,  Rapp Scallion, Rum Rogers, Young Lindy: i quattro membri della ciurma che trovarono, dopo LeChuck, Big Whoop, senza tuttavia esaminarlo o aprirlo.

Riferimenti, Easter Eggs e Curiosità:

Provate a rimanere sott'acqua per più di 10 minuti...

Provate a rimanere sott’acqua per più di 10 minuti…

Il gioco, come al solito, si presenta ricco di riferimenti ad altri titoli LucasArts ed Easter Eggs di vario tipo. Tutto ciò potrete facilmente rintracciarlo su http://www.monkeyislandsite.it/EasterEggs.html (non avrebbe senso riscriverlo); la lista proposta sembra infatti sufficientemente precisa (fatte alcune eccezioni), e, se proprio vi interessa (ma non ci vedo nulla di speciale), esistono altre informazioni rintracciabili su Internet, che individuano ulteriori riferimenti e curiosità, ma le fonti sono meno attendibili (oppure potete provare con questo).

Monkey 2 Max

Ancora Max il coniglio!

All’interno della lista citata, saranno presenti moltissimi riferimenti ad altri personaggi di avventure grafiche della stessa casa produttrice, che ancora una volta si diverte ad inserire l’onnipresente (ormai non ci resta che chiamralo così) coniglio Max del videogioco Sam & Max (attenti: potrebbe persino essere alle vostre spalle!); ma, oltre a queste già conosciute abitudini, tra gli Easter Eggs, vorrei sottolineare la possibilità di concludere il gioco in due maniere… differenti (non presenti nella lista):

1)Quando dovrete salvarvi dalla micidiale (?) trappola di LeChuck,  provate a non fare assolutamente nulla per una decina di minuti (come nella scena sott’acqua del gioco precedente) e… cadrete nell’acido! Dopo di che potrete tornare ad osservare Guybrush mentre parla con Elaine e gustarvi un fantastico dialogo segreto! (guardalo su: http://www.youtube.com/watch?v=7fCTodK-xrA)

Monkey 2 acido

2)Se premerete contemporaneamente alt+W, potrte scegliere di vincere la partita… subito!

Monkey 2 win

Il segreto di Monkey Island?:

Sicuramente l’elemento più misterioso del gioco intero rimane tuttavia il finale che, come già detto, sarà probabilmente trattatto in un articolo separato.

Monkey 2 end

Recensioni più importanti attribuite:

IGN. 8.9/10 (Special Edition)

Gamespot: 8/10 (Special Edition)

Adventure’s Planet: 95/100

Conclusioni:

Non c’è che dire: un gioco come Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge non può non essere giocato! Anzi, se siete appassionati anche solo un minimo a questo genere di giochi, dovreste averci già giocato. Veramente molto divertente e intrigante; in poche parole, consigliatissimo!

Monkey 2 scritta finale

Fonti:

Wikipedia

Monkey Island Site

theos.altervista.org

Le mie partite

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